Vino

La storia dell’altro pilastro della produzione di Terra d’Otranto non è dissimile da quella dell’industria olearia.
L’industria del vino infatti vede, tra l’età moderna e la metà degli anni ottanta del secolo scorso, un’alternanza di periodi di espansione, profonda crisi e tentativi di ripresa, fino a giungere ai giorni nostri con una produzione specializzata e d’eccellenza, grazie a “illuminati” vignaioli e produttori di vino che, con costante attenzione per le moderne tecniche di coltivazione e trasformazione, hanno realizzato un prodotto di qualità per dare vita ad un progetto lungimirante, basato sul senso di appartenenza ed il forte amore per la propria terra.
Analogie con il settore oleario, perché in età moderna l’industria enologica autoctona stenta a dare un prodotto che sia di buona qualità e soprattutto competitivo sui mercati.
Il settore, in effetti, non viene colpito dalla crisi del 1873 anzi registra un crescente aumento della domanda e dei prezzi, soprattutto in direzione della Francia. Questa però punta ad un prodotto semilavorato, ossia ai cosiddetti vini da taglio, prodotti con specificità di rilievo, piuttosto alcolici. Queste caratteristiche derivano indubbiamente dalle particolari condizioni naturali in cui la Terra d’Otranto è immersa e dal fatto che la stessa, in particolare la zona della provincia salentina, è colpita solo marginalmente dalla filossera: una temibile malattia delle vigne che provocò, in alcune nazioni e in modo particolare in Francia, la completa distruzione della pianta.
Intorno alla fine del 1880, dopo la svolta protezionistica del 1887, si registra una “febbre della vignetazione” dove, molti appezzamenti coltivati ad ulivo vengono utilizzati in favore proprio delle vigne. Le principali varietà di uve coltivate erano: il negroamaro o la lacrima; il negro dolce e la malvasia nera; la malvasia bianca e l’asprino bianco.
Le condizioni favorevoli dei mercati, nell’ultimo decennio dell’Ottocento e primi anni del secolo successivo, non furono sfruttate pienamente dai coltivatori e produttori locali per via della estrema arretratezza organizzativa e tecnologica.